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Odio e amore, amore e odio

Prompt: Amore/Odio (originale, SAFE)
WordCount: 2018

Camilla si ritrae in fretta, si nasconde dietro alla parete del corridoio. L’ha visto per appena un istante, eppure è certa che sia lui. Come potrebbe non esserlo? Il suo corpo era sensibile alla presenza di lui, abituato a riconoscerne la figura, a percepire il preciso spazio che occupava la sua esistenza. La ragazza aveva una corporatura esile, quasi scompare tra le braccia di Federico, che la stringe per i fianchi e la bacia, costringendola a reclinare il collo sottile. Sembra il gambo di una margherita incurvato dal vento.
Si chiede se stia giocando con i suoi capelli, come fa sempre con lei, se se li sta facendo passare tra le dita come per intrecciarli. Non era riuscita a vederlo, ma chissà, forse quello era un gioco tra loro due soltanto. Le piace pensarlo e si convince che deve essere così.
Se si concentra, riesce a sentire il rumore dei loro respiri sovrapposti. Un improvviso senso di nausea le prende la gola e le fa girare la testa, per un secondo il mondo è sottosopra.
Piano, si separa dal solido sostegno della parete e muove qualche passo incerto. Vacilla, Attraversa il vasto atrio della scuola e le pare che i suoi pensieri siano stati sostituiti da ovatta, come se stesse a stento avanzando su un profondo fondale marino.
Non sa dire in che modo, ma è alla fine è riuscita a raggiungere i piccoli e grigi bagni della scuola. Facendo ricorso alle ultime forze che le restano, apre l’acqua corrente e si bagna il viso con l’acqua gelata. Non c’era mai calda, lì da loro, ma in casi come questi era un bene. Non voleva essere indulgente con sé stessa, in quel momento non sarebbe riuscita a sopportare nemmeno la sua stessa compassione.
Tornano i rumori e sente lo scroscio sibillino infrangersi sulla ceramica, il tatto e avverte il bordo del lavandino tra le proprie mani, l’olfatto e sente l’odore acre degli stracci bagnati e ammucchiati in un angolo.
Poi, alza il viso ed esita mentre osserva lo specchio che si ritrova di fronte, inclina il viso di lato come per accertarsi che quello fosse davvero il suo riflesso. Improvvisamente, riesce a vedere distintamente ogni difetto: profonde occhiaie le incorniciano gli occhi e vorrebbe avere un naso più piccolo, una pelle più liscia e morbida, essere più magra, un po’ più formosa. Probabilmente, era per questo che lei non gli bastava. Un singhiozzo quasi la strozza. Cerca di soffocare il secondo senza riuscirci e gli occhi le si riempiono di lacrime, quasi come se fosse lo sforzo fallito di reprime il pianto la vera ragione della sua tristezza.
Camilla e Federico stavano insieme da quasi tre anni ormai ed era stato un colpo di fulmine, si erano visti e si erano innamorati. Lui le era girato attorno per un po’ e lei aveva finto di non accorgersene, ma in realtà era già completamente persa. Avevano iniziato ad uscire e quel ragazzo l’aveva pian piano del tutto stregata.
Era un grande suonatore di pianoforte, la sua insegnante riponeva in lui grandi aspettative e lo iscriveva continuamente ai concorsi, Federico l’amava più della sua stessa madre. Voleva fare di quello la propria vita, ma i suoi genitori erano di una famiglia bene, padre medico e madre avvocato, e ritenevano che la musica fosse un nobilissimo passatempo, ma nulla di più. Non dava certezze o rispettabilità e cosa succedeva, eh, se non riuscivi “a sfondare”? Ti ritrovavi a suonare per strada in cambio di quattro spiccioli, senza mezza qualifica in mano per poter fare un “vero lavoro”. Era così che la vedevano e non gli impedivano di continuare con le lezioni solo perché erano assolutamente certi che prima o poi avrebbe desistito. Era una di quelle fasi di ribellione giovanile, nulla di più.
“Capiranno quanto si stanno sbagliando quando mi vedranno esibirmi sui più importanti palcoscenici del mondo” aveva detto una sera, era sabato sera ed avevano bevuto qualcosa, uno dei loro primi appuntamenti. Il locale aveva un pianoforte a coda, lui l’aveva presa per mano e si era alzato. Aveva chiesto rapidamente al proprietario se potesse usarlo per un brano e lui, spiazzato, aveva acconsentito. Con un sorriso smagliante, aveva attaccato in un crescente, prima dolce e poi sempre più concitato. L’aveva guardato e aveva capito che sì, ci sarebbe arrivato sulla vetta. E tutto quello che chiedeva lei era potergli essere accanto allora.
Il primo periodo era stato perfetto, era la prima volta che si metteva con qualcuno e tutto sembrava andare esattamente come avrebbe dovuto, tanto che si stupì di aver avuto tanta fortuna così, al primo tentativo. C’era chi cercava l’amore per tutta la vita e lei aveva immediatamente incontrato la sua anima gemella. Era quasi sleale.
Non riteneva di avere pregi particolari, anche se molti la pensavano diversamente. Era vero, era la studentessa con i voti più alti del suo anno e tanti la consideravano anche la più carina, ma la realtà era che quasi nessuno guardava veramente lei. Conoscevano il suo aspetto e i suoi successi, ma per il primo il merito era del destino, per il secondo soltanto di molta costanza e dedizione. Non sapevano nulla di lei come persona e, se l’avessero fatto, era certa che l’avrebbero considerata scialba e banale, perché lei stessa lo faceva.
Era, di conseguenza, molto affascinata da coloro che, come Federico, avevano un dono particolare e li aveva visti sempre come creature leggendarie, distanti e irraggiungibili. Per questo si era tanto stupita quel ragazzo si era interessato a lei ed era troppo simile ad un sogno per essere vero.
I problemi nacquero dopo. Federico aveva il fulgore del genio, ma anche la sua sregolatezza. Aveva scoperto che la tradiva dopo circa due mesi da quando si erano messi insieme e lei, distrutta e arrabbiata, ma come sempre più con sé stessa che con lui, l’aveva lasciato. Era tornato nemmeno una settimana dopo, a farle una serenata sotto alla finestra del salotto e a dirle che farla soffrire era stato lo sbaglio più grande della sua vita, ad implorarla di perdonarlo e Camilla, che si era dovuta far violenza per allontanarsene ma il cui cuore non aveva mai smesso di cercarlo, come un magnete la calamita, aveva ceduto quasi subito.
La seconda era stata quattro mesi e due giorni dopo, una ragazza straniera venuta in scambio dal Brasile. Aveva il fascino dell’esotico, una pelle color caffelatte e una grande chioma di ricci scuri. Si erano lasciati e rimessi insieme il mese successivo, quando con tanto affetto e molti abbracci l’altra era tornata a casa. Federico aveva però sempre amato solo e soltanto Camilla, era stata una sciocchezza, una sbandata, era perché i suoi genitori gli mettevano troppa pressione e aveva un concorso importante che si avvicinava e lui proprio non ci riusciva ad eseguire quel notturno di Chopin. Non ci aveva capito più nulla e l’aveva ferita di nuovo, ma era l’ultima cosa che avrebbe desiderato, voleva distrarsi ma Estrella, cos si chiamava, non poteva capirlo come faceva lei (che ci fosse un’ovvia barriera linguistica tra i due era poi un problema insormontabile aveva ammesso, eppure non sembrava un grande ostacolo mentre la baciava in mezzo al corridoio, suscitando i pettegolezzi di tutta la scuola). Tornarono insieme e furono eletti re e reginetta del liceo. Erano la coppia più bella, la più ammirata e indiscutibilmente quella più discussa, dal momento che i loro tira e molla proseguirono così per anni, tanto da diventare per molti più interessante degli episodi di una serie televisiva. Quando qualcuno diceva “Camilla e Federico si sono lasciati”, la risposta era immancabilmente “di nuovo?! Ma vedrai che torneranno insieme tra meno di de settimane”. Infatti, così era e tutti si divertivano nel seguire le vicende di quell’incomprensibile duo.
Non era in questo modo, però, che la viveva Camilla. Ormai c’era abituata, certo, e si ripeteva che Federico sarebbe sempre ritornato da lei, l’aveva sempre fatto in fondo, però la verità era che ogni volta la sua fiducia si incrinava un poco, compariva una nuova, minuscola crepa e si stupiva, in effetti, di come quei sentimenti non fossero già andati tutti in frantumi, si chiedeva che cosa li tenesse insieme nonostante il dolore, i pianti, lo sconforto e la rabbia. “L’amore” era l’unica risposta che riusciva a trovare, eppure che cosa poteva mai essere? Com’era nato, come sarebbe morto? Sarebbe mai potuto morire? La realtà era che non desiderava che accadesse.
Tuttavia, lo odiava. Era sempre stata una persona equilibrata e tendenzialmente ottimista, prima di conoscerlo. Ora, nonostante avesse sperimentato momenti di gioia talmente intensi da aver avuto la sensazione di esser diventata puro spirito, finalmente libera dai limiti dal corpo, o meglio, quel corpo era diventato proprio lo strumento per la realizzazione dello spirito, mancava del tutto di fiducia in sé stessa. Pregava un Dio lontano, implorandolo che quel fortunato caso del destino che li aveva fatti innamorare fosse un incantesimo, perché lei da sola non sarebbe stata abbastanza per farlo durare.
Ogni cosa era diventata il possibile segno premonitore di quello che sarebbe stato il loro futuro: la radio passava una canzone che le piaceva, allora sarebbe accaduto qualcosa di bello, vedeva un volo di corvi appena uscita di casa, la mattina, alzarsi nel cielo lattiginoso e subito si convinceva che quella sarebbe stata una brutta giornata. Tutto non aveva più significato in sé stesso tranne quell’amore, il resto non era che messaggero per renderle le sue trame oscure un po’ più prevedibili. Aveva perso ogni piacere in ciò che faceva, proprio perché ormai non era che un mezzo. Si sentiva come appesa ad una corda sospesa nel vuoto e lei la stringeva forte ma sapeva che prima o poi sarebbe stata la corda stessa a spezzarsi e lei sarebbe precipitata nel vuoto.
Aveva pensato, a volte, di lasciarla andare. Era troppo faticoso ed iniziava ad essere stanca. C’erano così tanti ricordi però che avevano condiviso, quella felicità che era stata possibile soltanto perché era con lui, la sensazione che anche il solo stare con Federico rendesse qualsiasi luogo degno di essere vissuto. Non voleva perderli, così stringeva quella corda più forte e si diceva che tutti incontrano le loro difficoltà e la prova che le era stata messa di fronte. Non si sarebbe permessa di dimostrarsi una codarda e rinunciare a ciò per cui aveva lottato tanto facilmente.
Forse, però, era semplicemente perché era testarda e non voleva ammettere di essersi sbagliata. Camilla non perdeva mai e non era abituata a cadere, probabilmente perché non era carattere che tendesse a rischiare. Ammettere che tra loro potesse essere finita era come dare ragione a tutti coloro che non li avevano mai conosciuti davvero, non sapevano nulla di ciò che ci fosse tra loro, ma li avevano giudicati e avevano ripetuto che una simile relazione non aveva alcun senso, che Federico la stesse soltanto sfruttando come paracadute dalla solitudine, senza provare realmente niente per lei.
Così, ogni volta che lui ritornava e faceva qualcosa per dimostrarle che la amava ancora, lei provava il sottile brivido della vittoria. Questa in fondo era la sua unica vera debolezza: voler vincere sempre, ad ogni costo, anche a quello di sacrificare tutto il resto. Doveva provare a quell’insicurezza che la rodeva dall’interno fin da quando era nata che non aveva ragione di esistere.
Camilla si pizzica le guance, si stropiccia gli occhi per togliere le ultime gocce d’acqua dalle ciglia, si guarda allo specchio ancora una volta e sorride. Era ora di ritornare in classe, la professoressa si sarebbe insospettita altrimenti. Non c’era assolutamente alcun problema, sarebbe andato tutto bene, le bastava continuare come aveva sempre fatto e lui sarebbe tornato di nuovo.
Si sistema la camicetta nei pantaloni, fa un profondo e rumoroso sospiro ed esce dai bani. Sì, si sente decisamente meglio adesso che può respirare aria pulita. Chissà se anche Federico e quell’altra ragazza erano tornati in classe. Per un attimo, desidera controllare, ma poi si dice che preferisce non saperlo. Comunque, non ha alcuna importanza. Entra nella propria aula.
L’amore e l’odio che prova per Federico, sono l’amore e l’odio che prova per sé stessa.

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